Sospesa l’attività di Protezione Civile negli 8 Comuni della Valcanale.
Una decisione senza precedenti scuote l’alta Valcanale e il Canal del Ferro: i sindaci di otto Comuni hanno annunciato la sospensione delle attività emergenziali dei rispettivi gruppi comunali di Protezione Civile. Una scelta difficile, motivata da “profonda preoccupazione” per le ricadute giudiziarie che potrebbero colpire amministratori e volontari, a fronte di un sistema di tutele giudicato ormai “insostenibile”.
La decisione è stata ufficializzata con una nota congiunta firmata dai primi cittadini di Chiusaforte, Dogna, Malborghetto Valbruna, Moggio Udinese, Pontebba, Resia, Resiutta e Tarvisio. I sindaci denunciano “la sproporzione tra responsabilità attribuite e risorse tecniche e giuridiche disponibili”, che impedisce a chi opera sul territorio di farlo con la necessaria serenità.
A innescare la protesta, il caso giudiziario che coinvolge il sindaco di Preone Andrea Martinis e il coordinatore della Pc del paese Renato Valent, rinviati a giudizio per omicidio colposo per la morte del volontario di Pc Giuseppe De Paoli, morto durante un’attività di monitoraggio del territorio a seguito di un’ondata di maltempo. Un precedente che ha scosso il mondo del volontariato e ha spinto i sindaci a fermarsi, sottolineando la piena solidarietà agli indagati.
“È una scelta dolorosa ma necessaria“, spiegano i firmatari. Restano attive solo le attività di formazione e sensibilizzazione nelle scuole. Le emergenze, per ora, non saranno più gestite dai gruppi comunali, che costituiscono l’ossatura del sistema locale di protezione e intervento.
I Comuni annunciano inoltre l’invio di una comunicazione ufficiale alla Prefettura, alla Protezione Civile regionale e alla Regione Friuli Venezia Giulia, alla quale viene chiesto di accelerare l’iter di riforma normativa. Nel frattempo, gli amministratori si impegnano a sostenere l’iniziativa di ANCI FVG e a promuovere un confronto pubblico con i cittadini. La richiesta è chiara: servono regole più chiare e protezioni adeguate per chi si assume rischi quotidiani nel nome della sicurezza collettiva